lunedì 10 gennaio 2011

7 Gennaio

All'hotel Marmar la colazione abbondantissima viene servita alle 8 in punto; magiamo, paghiamo il conto e ci dirigiamo verso la bella casbah di Taourirt, antico palazzo reale, perfettamente restaurato e visitabile al prezzo di 1 euro.
Ripartiamo subito dopo il giro nel dedalo di sale ed angusti anfratti, alla volta di una nuova Casbah, questa volta a 20 chilometri da Ouarzazate, in uno scenario incantevole, fra palme, fiume e montagne.

La casbah di Ait Benhaddou è raggiungibile passando il fiume ed arrampicandosi attraverso le strette strade che portano all'ingresso. Un dedalo di vicoli in cui si affacciano abitazioni e cortili. La casbah è classificata come la meglio conservata di tutto il Marocco. Entriamo in una casa privata (naturalmente offrendo una lauta mancia alla padrona) ed osserviamo la cucina, il patio ed il salotto. Terminiamo il giro e, torniamo alla nostra macchina: oggi scavalcheremo l'Atlante per raggiungere Marrakesh, la nostra meta finale.
Il percorso di oggi attraversa l'Alto Atlante, i colori delle montagne sono strepitosi; la strada stretta e tortuosa si arrampica fino ai 2300 metri circa del Tizi N Tchika, il passo che collega Ouarzazate a Marrakesh. Sono solo 150 chilometri di strada, ma ci fermiamo spessissimo per osservare e fotografare il bellissimo panorama. Alle 4 del pomeriggio siamo in città. Lontani anni luce dalla calma e dalle desolazione del nostro deserto. Guidare a Marrakesh è difficilissimo: auto, moto biciclette, asini e persone ammassati tutti insieme in mezzo alla strada. Dobbiamo cercare un hotel in centro, vogliamo trascorrere le prossime 2 notti a pochi passi dal cuore pulsante della città: la sua famosa piazza Jemaa El Fna . Scegliamo una vera e propria bettola, l'hotel Agnaoue, di cui l'unica nota positiva è la posizione: veramente a 30 secondi di cammino dalla piazza.
Facciamo un breve giro, subito dopo esserci sistemati, e ci lasciamo ammaliare dal fascino della piazza dichiarata, dall'unesco “patrimonio orale dell'umanità”. Consumiamo la cena nella terrazza di un elegante ristorante del centro concedendoci anche una bella birra!

domenica 9 gennaio 2011

8 Gennaio

Il nostro ultimo giorno in Marocco; consumiamo la colazione nel ristorante sotto la nostra bettola, niente di esaltante, ma comunque mangiabile! Dobbiamo riconsegnare la nostra auto per cui, cerchiamo nella mappa la strada di Gueliz dove si trova la Budget e, in pochi minuti ci ritroviamo nel rumore e nel caos del traffico di Marrakesh.
Riconsegnamo l'auto, nessun problema grazie a Dio, ed a piedi ci dirigiamo verso la Medina. Attraverso un lungo viale, percorriamo tutto il quartiere degli hotel e, dopo i giardini dell'oliveto, scorgiamo la Moschea in lontananza.

Salutiamo il deserto...

venerdì 7 gennaio 2011

6 Gennaio


Alle 6 suona la sveglia: questa mattina non ci sveglia il Muezin, ma vogliamo vedere il sole che sorge dietro le due! Sotto 3 piles, un giacchetto antivento d un berretto di lana, mi muovo con la mia macchina fotografica. A me piacciono più le albe che i tramonti, ed anche questa volta volta ho avuto ragione...Il deserto cambia colore di minuto in minuto, le ombre si riducono...ciò che colpisce è il silenzio unito all'immensità...il momento è magico ed io me lo godo dalla duna più alta!
Torniamo al campo, thè alla menta, pane burro e marmellata a colazione, il tempo di radunare i nostri 4 stracci e ci rimettiamo in jeep, con il gelo nel cuore: il deserto , come tutti i luoghi estremi o lo mi o lo odi. Noi lo amiamo, ci ha ammaliato e ci dispiace abbandonarlo.
Per tornare a Zagora Abu percorre un'altra pista che passa per attraverso uno sparuto gruppo di dune...un ultimo sguardo al deserto e ci riimmettiamo nella strada asfaltata tornando nella civiltà!
Eccoci di nuovo alla Petit Casbah, Hibraim ci aspetta con una deliziosa spremuta d'arancia. Ci chiede comìè andata, s'informa, vuole che i suoi ospiti abbiano un ricordo piacevole del soggiorno presso la sua struttura. Si è fatto tardi, dobbiamo ripercorrere tutta la valle del Drà fino ad Ouarzazate. Salutiamo Brahim e Abu e ci rimettiamo in viaggio, ripercorrendo a ritroso la bellissima strada fatta 2 giorni fa. Nel tardo pèomeriggio siamo a Ouarzazate, troviamo agevolmente il nostro hotel (Marmar) nuovo ed a 10 minuti dal centro a piedi, scarichiamo i bagagli e, dopo una doccia lunga e calda, ci dirigiamo in piazza, proprio sotto la bab Sahara, la porta del deserto. Passeggiamo senza meta e, cerchiamo il ristorante consigliatoci dalla Routard per la cena:Chez Nabil, ottimo locale, con buona cucina e prezzi modici.
Stasera, botta di vita: ci rechiamo in place 3 march per fare una capatina al Cafè Dolphine a fumarci la shsha. Il locale è molto affollato da locali che fumano bevendo thè e guardando la partita; troviamo un tavolino nel soppalco ed anche noi ordiniamo thè e shisha...esperienza da fare!!

5 Gennaio


Oggi è il giorno in cui abbandoneremo la civiltà e ci addentreremo tra le dune dell'Erg Checga alte 300 metri. Dopo una colazione a base di caffè latte, marmellate, burro e pane marocchino, servita sul tavolino accanto al grande divano della deliziosa Petit Casbash , sistemiamo la nostra 308 nel garage di Brahim e saliamo sul fuoristrada di Abu, nostra guida-autista per le prossime 24 ore. Brahim carica alcune buste con i viveri nella jeep e ci saluta osservandoci mentre ci allontaniamo.
Prima tappa Timegrout, un villaggio lungo la strada per Mhamid famoso per la sua biblioteca Coranica e per le ceramiche smaltate di verde. Scendiamo dalla macchina e ci viene presentato il ragazzo che ci farà da guida attraverso le strade polverose del villaggio. Timegrout è costituita da 5 casbash di 5 diverse “famiglie” noi visiteremo la più particolare, la casbash sotterranea dei Tuareg perchè, la nostra fortuna sfacciata ha voluto che la nostra guida fosse un tuareg ed, orgoglioso, ci apre la porta della sua dimora. La casbash sotterranea mi ha molto impressionato...non posso veramente credere che qui ci vivano 80 famiglie, stipate come talpe in buchi bui ed angusti, senza finestre ma con antennoni satellitari da fare invidia agli sky-dipendenti italiani!! le solite contraddizioni africane!
Il ragazzo ci accompagna alla scuola Coranica, dove “ci consegna” ad un omino piccolo piccolo che sostiene di parlare italiano. Ci illustra brevemente i manoscritti indicandoci i temi affrontati in ogni volume. Visita interessante. La nostra permanenza a Timegrout sta giungendo al termine, il tempo di visitare la fabbrica di ceramiche e di acquistare qualche coccetto. (veramente carini e particolari).
Abu svolta a destra su una sterrata: andremo a percorrere una pista che ci porterà attraverso i villaggi rurali della valle del Dra fino ad arrivare agli accampamenti dei nomadi del deserto.
Bambini vocianti rincorrono un pallone sgonfio, donne che camminano stancamente con taniche gialle per l'acqua, asini stracarichi , motorini spompati e biciclette , il buon Abu deve fare una specie di slalom in questa strada stretta e sassosa.
A pochi chilometri da Mhamid riprendiamo l'asfalto: dobbiamo comperare della frutta e poi, entreremo nel deserto. La strada asfaltata finisce e comincia una pista lunghissima che si perde nelle sabbie del Sahara.
Cespugli, sabbia dorata intercalata da brevi tratti sassosi, Abu affronta questo primo tratto con l'abilità di chi nel deserto c'è nato. Ci rendiamo subito conto che è bravo e che conosce perfettamente le piste; dopo 1 ora e mezza di sobbalzi, giungiamo all'oasi sacra, un sorpendente palmeto nel bel mezzo del nulla. Una stupefacente sorgente sgorga tra le pietre e qualche donna nomade ci osserva incuriosita, mentre abbevera l'asino nel piccolo ruscello. Ripartiamo, per fermarci più avanti tra un gruppetto sparuto di palme; Abu sparisce e, dopo qualche minuto compare un ragazzo che ci offre thè alla menta. Pranziamo velocemente, e, risaliamo in jepp per raggiungere l'Erg che scorgiamo in lontananza.
Abu si fa strada tra le dune, che dapprima sono piccole, ma che diventano sempre più grandi ed imponenti. Raggiungiamo il campo alle 5 del pomeriggio.
Appena arrivati partiamo subito: il tramonto è incombente e non vogliamo perderlo. Ci affrettiamo a scalare le dune più alte: il sole si sta abbassano ...La sabbia si colora di un rosso intenso, i segni del vento formano degli straordinari giochi di luce... Da lontano scorgiamo il nostro campo, dobbiamo memorizzare il percorso che abbiamo fatto: di notte rischiamo di non orientarci.
Il sole è calato, il buio ci coglie all'improvviso, in pochi minuti torniamo al campo. Prendiamo possesso della nostra tenda berbera e ci facciamo consegnare una pila di coperte. La notte qui al Checga deva fare veramente freddo. Di nuovo ci viene offerto del thè, sembra che qui lo bevono in tutte le occasioni! Al campo siamo in 5: noi 3 più una coppia di Milano. Alle 7 ci servono la cena: zuppa e tajine (ottimo, un plauso al cuoco) anche Marco, che non ama le brodaglie, si fa coraggio e lo mangia!
Questa sera il cielo ci regala una miriade di stelle...vale la pena di venire fin qui solo per vederle!! I ragazzi del campo intonano alcune canzoni berbere al ritmo dei bonghi. Alle 8, 30 tutto tace, ci ritiriamo nelle tende e min seppellisco sotto 8 coperte: in questa stagione la notte è lunga e fredda nel deserto.

Dades

4 Gennaio

Colazione alle 7 in punto, il tempo di salutare i nostri nuovi amici, carichiamo tutto in macchina e partiamo alla volta delle gole del Dades. Arriviamo in breve all'incrocio che conduce nella valle in cui scorre il fiume. Passiamo deliziosi paesini, donne e bambini sulla strada osservano le auto che passano; percorriamo tutta la vallata, paesaggi mozzafiato tra gole verticali, il fiume, linfa vitale per la gente che vive qui scorre placidamente tra campi coltivati e frutteti. Dopo circa 30 chilometri la strada sale in un dedalo di tornanti che, visti dall'alto sono spettacolari.
Continuiamo la strada saliamo attraverso una strada stretta e tortuosa a tratti non asfaltata, bellissimi panorami si susseguono, ma purtroppo dopo circa 40 chilometri la strada diventa quasi impraticabile come preannunciato dalla nostra guida. Decidiamo di tornare indietro e ripercorriamo l'intera strada, fino all'incrocio che conduce a Ouarzazate: abbiamo intenzione di raggiungere Zagora, 160 chilometri a sud di Ouarzazate, è circa l'una e la strada è stretta e piena di curve. Cambio del guidatore, tocca a me arrivare fino a Ouarzazate ed impiego una vita a fare 120 chilometri: si susseguono paesi e villaggi e, qui in Marocco pare che lo sport nazionale sia quello di camminare in mezzo alla strada! Arriviamo a Ouarzazate alle 3 del pomeriggio . Il tempo di una brochette di pollo a testa e ci rimettiamo in cammino. La strada che conduce a Zagora è scenografica: dapprima in mezzo a montagne brulle e dalle forme strane, poi, quando si scopre la valle del Dra, accanto ad un gigantesco palmeto che corre lungo il fiume per 200 chilometri. Tutt'intorno casbash berbere che si confondono con i colori delle montagne.Gente per strada, bambini vocianti e biciclette, è l'ora del tramonto....dobbiamo fare ancora 30 chilometri, ci impiegheremo una vita, il buio qui arriva in fretta. Arriviamo nel nostro Ryad “La petit Casbash” a notte fonda, Brahim ci aspetta sulla soia, ci accoglie con un thè alla menta e ci serve un'ottima cena.